Sostenibilità ambientale e criptovalute non sempre vanno d’accordo, visti i crescenti costi dell’energia e l’ingente impiego di risorse da parte dei miner. Eppure, si parla sempre più spesso di Bitcoin e della tecnologia blockchain e di come l’innovazione tecnologica applicata al sistema finanziario potrebbe essere utilizzata per supportare anche i progetti green e, quindi, in qualche maniera, trovare un equilibrio nella sostenibilità e governance del settore. La pensa così Daniele Marinelli, inventore del token DTCoin e oggi a capo dell’azienda DTSocialize per il lancio di progetti internazionali sul metaverso e sugli asset digitali. Questo citando un estratto della sua recente pubblicazione sul blog per approfondire l’argomento.
Va detto che non è soltanto il Bitcoin la criptovaluta su cui si basa la blockchain, infatti, esistono molte altre piattaforme che si stanno man mano diffondendo ed una tra le più famose è senz’altro Ethereum considerata, tra gli esperti del settore, l’alternativa più valida al Bitcoin. Anche Ethereum, come Bitcoin, utilizza gli smart contract anche se in origine fu pensata come uno strumento utile per le transazioni tra le aziende. Questa particolare caratteristica, ricorda Daniele Marinelli di DTSocialize, ha portato Ethereum ad essere la migliore piattaforma di criptovalute in tema di finanziamento a progetti sostenibili. Le qualità principali della piattaforma sono: l’anonimato, assenza di intermediari e alta velocità di scambio. Tutte queste caratteristiche consolidano l’affidabilità di Ethereum, che potrebbe davvero essere utilizzata per qualsiasi cosa, dai certificati di nascita/morte, procedure mediche, reclami, certificazioni e qualsiasi altra cosa che possa essere tradotta in codice.
La piattaforma WePower
Andiamo però oltre qquanto contenuto nel blog di Daniele Marinelli e diamo un’occhiata ad una piattaforma che, proprio grazie alle potenzialità di Ethereum, ha potuto finanziare dei progetti green: WePower. Si tratta di una piattaforma di trading di energia sostenibile fondata su un immenso registro virtuale. Il motivo principale è uno solo: gli utenti di We Power partono dal fatto che è sempre più difficile poter finanziare progetti green, soprattutto se si parla di progetti di piccole dimensioni e decentralizzati. Grazie agli smart contract e token di We Power Ethereum tutto questo potrà finalmente cambiare. Come molti sanno, non è possibile associare nulla al Bitcoin per “calmierare” in qualche modo la volatilità del suo valore. Con We Power, invece, le cose stanno diversamente. Ogni token rappresenta infatti 1 kWh di energia. Ma come funziona? Come detto precedentemente, non esistono intermediari. Il produttore di energia, al fine di raccogliere i fondi, mette in prevendita la sua produzione attraverso i token che, una volta acquistati dagli utenti, forniscono i fondi che verranno successivamente utilizzati per la produzione dell’energia effettivamente venduta, al di sotto del prezzo di mercato. In questo modo l’impianto energetico sarà collegato a doppio filo con We Power. Soltanto dopo che l’energia verrà prodotta, infatti, gli investitori potranno ricevere la liquidazione spettante. Attraverso We Power possono rispondere alla chiamata delle imprese energetiche green sia i consumatori che gli investitori che abbiano voglia di finanziare progetti green. Tramite questa innovativa forma di finanziamento energetico legato alla blockchain, i finanziamenti non verranno erogati soltanto da investitori locali, ma l’auspicio è quello di attrarre un gruppo sempre più ampio di investitori a livello globale.